Moltiplicare le lotte contro il governo. 28 novembre: ogni tappa è importante

La giornata di sciopero del prossimo 28 novembre pesa sul dibattito parlamentare attorno alla legge di bilancio 2025. Da una parte si minaccia la limitazione del diritto di sciopero; dall’altra si cerca di dimostrare come questa manovra non incida sui servizi pubblici né sui redditi più bassi, sfidando il ridicolo; infine si cercano risorse aggiuntive per elargire qualche palliativo che eviti l’esplosione della rabbia sociale.

Il governo è impegnato in una strategia di sostegno del profitto e della rendita, questo è il terreno comune della politica monetaria, finanziaria, fiscale e industriale. Il perno di questa strategia è il contenimento dei salari nominali, in modo da ottenere la riduzione dei salari reali, sia attraverso l’inflazione, sia attraverso il taglio dei servizi pubblici che costituiscono il salario indiretto. Questa finanziaria non si discosta da questa strategia.

Possiamo dire dunque che non solo il governo legittima il diritto di proprietà sui mezzi di produzione e di scambio e lo protegge con la violenza della repressione da esso organizzata, ma svolge direttamente un compito di peggioramento delle condizioni delle classi sfruttate, garantendo al tempo stesso i profitti e le rendite. Questo protagonismo del governo finisce tuttavia per trasformare ogni lotta per migliorare le condizioni di vita e di lavoro in una lotta politica, contro la strategia del governo. Allo stesso modo la criminalizzazione di forme di lotta pacifiche come i blocchi, adottati in tutta Italia in occasione dello sciopero del 3 ottobre e spesso proseguiti, rischia di trasformare ogni lotta pacifica in un’azione insurrezionale. D’altra parte il governo non ha i mezzi per tenere sotto controllo una mobilitazione generalizzata; lo dimostra il fatto che durante le mobilitazioni del 3 ottobre polizia e carabinieri non si siano visti e, dove non c’erano dirigenti ansiosi di fare carriera o situazioni particolarmente delicate, la giornata sia trascorsa senza incidenti.

La pervicacia quindi con cui il governo, non solo questo ma anche quelli che lo hanno preceduto, difende gli interessi delle classi privilegiate si riduce a fornire ai rivoluzionari gli argomenti della loro azione e al tempo stesso a dimostrare la possibilità della rivoluzione, assieme all’inanità della repressione. E che di questo si rendano conto masse crescenti è dimostrato dagli scioperi generali di questi ultimi mesi e dal loro successo. Il fatto che anche il principale sindacato giallo, la CGIL, abbia indetto due scioperi generali in due mesi testimonia non tanto l’orientamento sinistro dell’attuale segretario generale, quanto la pressione dal basso per un’azione più incisiva.

Sicuramente il prossimo sciopero generale avrà numeri ben diversi da quello del 3 ottobre, sia per la divisione del fronte sindacale – non solo non sciopera la CGIL, ma nemmeno il SICobas – sia per l’esclusione di gran parte del pubblico impiego delle regioni impegnate nella consultazione elettorale (Campania, Puglia Veneto).

Il 28 novembre rimane comunque un’occasione importante per agitare i temi dell’unità e dell’autonomia di classe, insieme alla tematica di che cosa produrre; tematica posta sia dalla lotta contro la produzione e il trasporto di armi, sia da esperienze come il collettivo di fabbrica dell’ex-GKN. Partecipare ad ogni lotta gettando le basi per lo sciopero generale espropriatore.

Tiziano Antonelli

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